Stefano Ciancio, teneramente mestrino

 

Stefano Ciancio

Giornalista, al di qua del Ponte da qualche tempo

Tenero mestrino

 

 

A Venezia ci sono nato. L’ho vissuta per 40 anni, amandola ed odiandola, cercando sempre di liberarmi da quella sindrome di Stoccolma o da quel delirio di nostalgica, ottusa ed orgogliosa onnipotenza che affligge chi la abita. Per sottrarmi alla prigionia non sono andato a vivere a New York. La miglior vendetta nei confronti di questa bella quanto spocchiosa stronza è stata quella di accasarmi con la vicina di casa: un cesso integrale. Però accogliente, una di quelle che non ti chiede chi sei. Se non altro perché sarebbe per prima lei a non saper rispondere alla stessa domanda. Io amo Mestre. Non perché sia ‘comoda per la macchina’: non ho neppure la patente. E neppure perché mi garantisca un comodo esilio a chilometro zero dalla mia microlopoli natale. Ma perché la sua fragile, adolescenziale identità mi consente di vivere libero, non soggiogato dalla personalità ingombrante di una vecchia diva sull’orlo dell’arteriosclerosi. Mestre mi fa tenerezza e dunque la amo senza condizioni. Io sono un tenero mestrino.