Un “Gorilla” in Patronato: la NBA all’Aleardi

ALEARDI dawkins tra i fioiA decenni di distanza, il mito di Darryl Dawkins detto “Gorilla” è uno dei più solidi dell’NBA. In Italia il campione fece anche una fugace esperienza nella Auxilium Torino. Ma DOPO. Dopo aver creato un pandemonio fra i ragazzi del Patronato Sacro Cuore di Mestre, regno della Polisportiva Aleardi. Che in un caldo pomeriggio di settembre del 1984 non credevano ai loro occhi.

Racconta Massimiliano Liva“Andiamo per giocare a pallone e ci ritroviamo mezza NBA in campo! Se avessimo visto i marziani ci saremmo sorpresi di meno!”
Quella “Mezza NBA” era un gruppo di giocatori dei New Jersey Nets, arrivati in laguna all’interno di un tour europeo di preparazione al campionato. Ai tempi non potevano fare più di 8 partite amichevoli precampionato e quindi ovviavano alla questione infarcendo le formazioni di giovani che stavano passando i drafts. “Ragazzi” che, ovviamente nei nostri campionati di A1 e A2 avrebbero fatto un figurone.
ALEARDI dawkins original

Gli appassionati di basket erano in fermento: quattro anni prima erano passati in città gli Harlem Globtrotters, ma qui si parla di trovarsi di fronte ai protagonisti assoluti del campionato-mito, ad un Dawkins appena passato ai Nets dai Sixers Philadelphia.

ALEARDI dawkins ambasciatoriL’Hotel Ambasciatori di Corso del Popolo si preparò ad un vero e proprio assalto, favorito anche dalle “delazioni” di una “gola profonda” dell’Aleardi: Enrico Giugie che lavorava in quel periodo nel noto albergo.

Campioni estremamente alla mano. “Nei 3 o 4 giorni in cui si fermarono” racconta Andrea Casadei almeno un paio furono  di “day off”, tant’è che alcuni ragazzi che sapevano bene l’inglese accompagnarono a Venezia quelli che volevano fare un giro turistico. Io stesso salii sull’autobus nr. 4 (!) con loro”.

E venne il giorno in cui Oliver Emmerich, “l’inglese più fluente dell’Aleardi” mentre i ragazzi assediavano la squadra in albergo, si sentì chiedere da Darryl se per caso ci fosse un campetto lì vicino.

E il campetto c’era. In patronato.

La scena è facilmente immaginabile: quattro giganti seguiti da un esercito di formiche che li attorniano mentre li guidano estasiati lungo via Gozzi e via Aleardi fin dentro al playground in cemento della Polisportiva, passando davanti a mamme con le borse della spesa, ai tizi del bar all’angolo, ai negozianti, alle suore dell’asilo: ad un quartiere incredulo di quell’appuntamento con la storia pronta a diventare leggenda nel corso degli anni. Con tanti pronti a dire “c’ero anch’io”.

ALEARDI dawkins schiacciaE l’elenco è lungo: c’era un diciottenne Andrea Mazzon, attuale coach della Reyer. C’era Michele Sorato, suo collega ora ai Giants Marghera, che si dispiace però di aver visto solo Mike O’Koren e non il Gorilla. C’era Andrea D’Ambrosi, a cui va una medaglia per aver avuto la prontezza di correre a casa a prendere la macchina fotografica che ha immortalato quella che poteva invece essere un allucinazione collettiva.

E chi altro c’era, Andrea Casadei? “Duro esercizio di memoria… Le partitelle erano 3vs3, anche se loro erano in 4 e “noi” in più di una decina. Ricordo a memoria Andrea Doria, Stefano Favaro, Carlo Bonollo e mio fratello. Ho delle foto a casa dei miei di quei giorni di cui una con un pendente in diamanti su formella dorata raffigurante un campo da basket che Darryl aveva al collo”.
ALEARDI dawkins schiaccione

“Tutti si sentirono protagonisti di un momento surreale che avrebbero raccontato in futuro ai loro figli. Era come se tutti fossero finiti sulla luna quel giorno” scrisse anni dopo il giornalista del Gazzettino “made in Aleardi” Stefano ALEARDI dawkins firma autografiBabato nel raccontare l’aneddoto per l’edizione del ventennale del magazine Ve Sport.

Un fatto certo: Gorilla Dawkins non si smentì e riuscì a rompere con la forza delle sue schiacciate i canestri di ferro resistenti. A sentire Massimiliano Liva “quellli nuovi che li hanno sostituiti si rompevano dopo pochi giorni!” 
 Il resto sono racconti veri o similveri che ognuno porta con sè e racconta agli altri. Possono essere stati una decina o anche 50 i microeroi dell’Aleardi che hanno sfidato per due giorni in NETS e Darryl Dawkins.

Ma è il bello della leggenda no?

 

Giorgia Scarpa e l'auto grafo di Darryl Dawkinsimage

le foto sono state scattate da Andrea D’Ambrosi (in patronato) ed Alberto Ruzzene e Giorgia Scarpa (all’Ambasciatori) e postate nel gruppo Facebook “Quelli dell’Aleardi”  https://www.facebook.com/groups/34933413275

 

 

Stefano Pittarello per www.driocasa.it

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Articolo pubblicato il 31 gennaio 2013