Broomball, quella specie di hockey sul ghiaccio del Veneland

 

La formazione della "Calzature I3" (foto Giorgio Velli)

La formazione della “Calzature I3” (foto Giorgio Velli)

Il parco divertimenti Veneland a Marocco ha avuto vita breve: nemmeno tre anni, fra il 1977 ed il 1980. Ed è durata un soffio anche la mania per il broomball: sulla pista del ghiaccio fu mutuata con successo immediato una pratica sportiva in voga prevalentemente in Alto Adige.

Il broomball (che tutt’oggi ha una sua federazione che organizza campionati http://www.broomball.it) è un gioco che applica le regole dell’hockey su ghiaccio ma dello stesso non mantiene le dotazioni per gli atleti. Ma quali pattini? Scarpe da ginnastica! Niente tute imbottite, bastano la maglietta della divisa ed un paio di jeans. Le mazze sono sostituite da semplici scope di saggina, per colpire e dirigere verso la porta avversaria non un disco ma una piccola palla di gomma. Ed ogni “ruolo” aveva la sua scopa, modificata all’occorrenza con cartone e nastro adesivo a seconda che servisse ad affinare il controllo o garantire una potenza di tiro maggiore.

 

Il Broomball Club Hazard (foto di Giorgio Velli)

Il Broomball Club Hazard (foto di Giorgio Velli)

Di solito vinceva chi cadeva di meno e di voli se ne sono visti a centinaia, anche se non vengono ricordati “invalidi” dalle cadute. Neanche il tempo di una breve dimostrazione di broomball in un pomeriggio al Veneland e nacque la “mania”.

Come si può chiamare altrimenti un boom di iscrizioni al primo ed unico torneo che venne prontamente organizzato nell’autunno del 1979: sedici squadre iscritte da almeno 10 giocatori ognuna. Ed un sostegno immediato anche dagli sponsor che fornirono le divise sociali con il proprio marchio: negozi che andavano per la maggiore come I3, la King’s Boutique, il Giglio d’Oro; altri meno conosciuti (Vega Parati) e locali come l’Hazard, la pizzeria Alice od attività come Autopiave o lo stesso Veneland.

La coppa vinta da Mauro Scarpa (Autopiave, terza classificata)

La coppa vinta da Mauro Scarpa (Autopiave, terza classificata)

Chi non trovava il mecenate si presentava invece con nomi di battaglia ispirati dagli sport più vari (Red Socks, Mets, Black Stars), dal cinema (Enterprise e Hambhallajas) o, da una discreta fantasia (Marokko, Sbolders, Ice Breakers).

Tutti a sfidarsi ad un gioco che nessuno conosceva e che quindi poteva aver praticato..Si partiva alla pari, si sfidavano i vari gruppi di amici (soprattutto “della Piazza”) scommettendoci sopra una birra. Ingredienti basilari per sfide epiche, che si sono però spente con le luci del Parco Giochi in un brevissimo lasso di tempo.

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Un altro articolo pubblicato sul Veneland al link  http://www.driocasa.it/?p=2089

 

 

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